Un investimento “fortunato”
Se avessi investito 100 dollari per acquistare circa 300
Bitcoin nel 2011, oggi saresti seduto su una fortuna da più di 5 milioni e
mezzo di dollari.
Si stima che ad oggi esistano nel mondo almeno 200 'Bitcoin
Millionaires', ovvero persone divenute milionarie (se non miliardarie)
acquistando Bitcoin in tempi non sospetti, quando cioè la criptovaluta era
ancora facilmente reperibile a bassissimo prezzo, per poi ritrovarsi con una
vera e propria fortuna dopo soli 6 anni di tremende oscillazioni nel suo
valore.
Per dare un idea dell'entità della crescita sperimentata
dai Bitcoin, si pensi che nel 2011 era possibile acquistare 1 unità per soli 30
centesimi di dollaro, mentre oggi servono oltre 17mila dollari per intascarsi
una monetina digitale.
La storia dei Bitcoin
Bitcoin, ovvero la prima valuta digitale decentralizzata
(cioè non legata ad alcuna autorità bancaria) venne lanciata nel 2009 da un
utente internet conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, la cui vera
identità rimane ad oggi un mistero.
Da allora, il valore di un Bitcoin ha sperimentato ampie
variazioni arrivando da mille dollari nel 2013 a quasi 18mila alla vigilia del
lancio di futures basati sul suo valore all'inizio di dicembre 2017.
Fin dal suo rilascio, fu chiaro a tutti che la vera
rivoluzione non consisteva nella criptovaluta in se (il Bitcoin), bensì nella
tecnologia che ne permetteva il funzionamento, conosciuta oggi come Blockchain.
Il valore del denaro
Premessa scontata, ma facciamola: il valore che attribuiamo
al denaro è frutto di una convenzione.
Una banconota – da 5, 50 o 500 euro – è un pezzo di carta:
se possiamo usarlo per ottenere in cambio beni ben più complessi di un pezzo di
carta è perché siamo tutti d’accordo sul valore che riconosciamo a quel pezzo
di carta.
Una banconota da 500 euro non vale intrinsecamente dieci
volte una da 50: abbiamo semplicemente deciso così.
Perché le cose cambino, basta che decidiamo diversamente.
Cosa sono i Bitcoin
I Bitcoin sono una moneta digitale che gli utenti
conservano in portafogli virtuali, e possono essere usati per fare pagamenti
verso negozi o società che li accettano (ci sono), per trasferire denaro ad
altri utenti, o semplicemente possono essere conservati sperando che aumentino
di valore.
Quanto vale un Bitcoin?
Lo decide il mercato: e non c’è il pezzo di carta, al
contrario degli euro.
La differenza con le normali valute è che Bitcoin risolve
un gran numero di problemi che si hanno normalmente nelle transazioni
economiche online.
Non c’è infatti un’autorità centrale che controlli i Bitcoin:
niente banche, organizzazioni o società che ne gestiscano i flussi e il valore.
Questo fa sì che non ci sia una terza parte coinvolta nelle
transazioni: quindi niente commissioni a Visa, Mastercard, Western Union,
eccetera, e niente rischi che questi enti subiscano attacchi informatici che
sottraggano numeri e codici di carte di credito.
Come funzionano le transazioni su Bitcoin
Qui le cose cominciano a farsi più complicate.
I Bitcoin funzionano sulla base di un protocollo
peer-to-peer, simile quindi ai sistemi utilizzati per esempio per scaricare e
condividere i file online, quelli in cui ogni computer diventa un nodo della
rete alla pari con gli altri senza nodi centrali.
Ogni utente di Bitcoin è connesso con tutti gli altri e
detiene una copia di una sorta di libro mastro – cioè un documento in cui sono
contenuti tutti i conti di un sistema contabile – chiamato blockchain (catena
di blocchi).
La blockchain
Nel blockchain sono registrate tutte le transazioni di
tutti gli utenti di sempre, da quando sono nati i Bitcoin.
Questo meccanismo è alla base della soluzione di Nakamoto
al problema di verificare che le transazioni economiche online, senza autorità
centrali a controllarle, siano regolari: e quindi che i destinatari dei
pagamenti non imbroglino i mittenti, o che gli utenti non paghino con soldi che
in realtà non possiedono.
È la blockchain a fare quello che normalmente fa una banca:
rimuovere dal conto dell’utente che spende i soldi la quantità giusta di
denaro, e assicurarsi che non possa spendere più soldi di quanti ne possiede.
Nel sistema Bitcoin, tutti gli utenti verificano tutte le
transazioni: quando c’è un trasferimento di Bitcoin, a tutti i dispositivi
collegati viene sottoposto un problema crittografico che richiede un enorme
numero di prove per essere risolto.
Non serve che tutti i computer lo confermino: quello che
per primo trova una soluzione al problema emette un avviso per gli altri.
Più o meno sei volte all’ora viene creato un nuovo “blocco”
di transazioni confermate, che viene aggiunto alla blockchain generale.
Una transazione su Bitcoin, quindi, è registrata soltanto
quando è effettivamente avvenuta, ed è registrata nell’unico posto che tiene il
conto di quanti Bitcoin esistono e a chi appartengono.
In questo modo si impedisce che gli utenti possano spendere
più volte gli stessi Bitcoin, perché il fatto che siano già stati spesi è
registrato sulla blockchain in possesso di chiunque usi Bitcoin.
Impossibile imbrogliare
Imbrogliare questo sistema falsificando Bitcoin è molto
complicato, praticamente impossibile.
Tutte queste operazioni avvengono “all’oscuro” delle
persone davanti al computer: è un calcolo che il programma fa autonomamente
seguendo input casuali generati dal protocollo.
I proprietari di Bitcoin sono anonimi, e identificati
soltanto da un codice.
Ogni transazione è identificata da una chiave pubblica, che
identifica il ricevente e che è usata da tutti i dispositivi del sistema per
verificare l’operazione, e da una chiave privata, che serve agli utenti
coinvolti ad autorizzare la transazione.
Se si perde la chiave privata, si perdono i soldi: è successo,
anche con somme da milioni di dollari.
L’estrazione o mining
Il sistema Bitcoin distribuisce nuova valuta – nuovi Bitcoin
– tra gli utenti che con i loro dispositivi contribuiscono ai calcoli necessari
a confermare le transazioni, e quindi a mantenere la valuta attiva e sicura.
Quando c’è una nuova transazione, questi utenti – detti
miners, estrattori – provano a risolvere il problema crittografico, trovando
quell’unico numero in grado di confermarlo e di aggiungere la transazione alla
blockchain.
Il primo che risolve il problema invia la soluzione agli
altri nodi della rete, che la confermano: a quel punto riceve il premio in Bitcoin.
Più un utente contribuisce al sistema in termini di potenza
di calcolo, più è probabile che riceva in cambio Bitcoin.
L’evoluzione e l’ingrandimento del sistema Bitcoin ha fatto
sì che oggi partecipare attivamente alle operazioni che confermano le
transazioni richieda una grandissima potenza di calcolo, che non può essere
fornita da normali computer, come succedeva all’inizio della valuta.
Per questo, esistono centri specializzati: sono grandi
capannoni in cui ci sono migliaia di computer, raffreddati da imponenti
impianti di ventilazione.
Questo processo è chiamato estrazione, o mining, e
recentemente si è iniziato a discutere del suo impatto ambientale.
Questi centri infatti consumano una grande quantità di
energia: in totale attualmente i processi di estrazione consumano annualmente
più energia di interi stati di piccole dimensioni, tipo l’Irlanda, e circa lo 0,8
per cento dell’energia consumata negli Stati Uniti.
Come si calcola quanto valgono i Bitcoin
Il valore dei Bitcoin è dettato dalla domanda e
dall’offerta: e cioè da quanto sono disposte le persone a pagarli.
Il prezzo di un Bitcoin è calcolato sulla base del valore
al quale è scambiato con le normali valute: in pratica, un Bitcoin ha un valore
soltanto perché gli utenti del sistema sono d’accordo che ce l’abbia.
Una particolarità del sistema Bitcoin è che il numero
totale delle unità prodotte è prestabilito: ne verranno emesse fino ad
avvicinarsi alla quantità totale di 21 milioni, presumibilmente nel 2030, senza
mai raggiungerla.
Questo è permesso dal fatto che ogni quattro anni il numero
di Bitcoin emessi viene dimezzato, così come la quantità di moneta distribuita
a chi scopre i nuovi blocchi da aggiungere alla blockchain.
Il pericolo d’inflazione della valuta – cioè della sua
perdita di valore – è quindi minimo, perché non è previsto che possano essere
effettuate nuove iniezioni di denaro da un ente come una Banca centrale, che
del resto nel sistema non esiste.
Anzi, man mano che si avvicinerà quella data, se continuerà
ad aumentare la richiesta, ci sarà un processo di deflazione, per via della
sempre minore disponibilità della valuta.
Come si comprano i Bitcoin
La maggior parte delle persone che investe in Bitcoin lo fa
comprando quelli già esistenti, e partecipando al processo di estrazione.
Si possono comprare e conservare su molti siti, uno dei più
famosi e da me consigliato è Spectrocoin.
È molto semplice, e si può iniziare subito a spenderli nei
negozi online e per i servizi che li accettano, che sono sempre di più.
I futures sui Bitcoin
L’aumento di valore del 2017 è dovuto, tra le altre cose,
al fatto che la borsa di Chicago ha iniziato a permettere di scambiare titoli
futures – contratti che permettono agli investitori di “scommettere” sul valore
di qualcosa – basati sui Bitcoin, una decisione interpretata come un importante
“sdoganamento” della valuta, fino ad allora molto osteggiata dall’establishment
finanziario.
L’annuncio della borsa di Chicago si è unito a un miglioramento
della reputazione dei Bitcoin che già era in corso, e che aveva provocato
sempre maggiori interessamenti da parte degli investitori, rassicurati anche
dalla sempre maggiore sicurezza del sistema.
Il fatto che i Bitcoin sono un numero finito, ha generato
una “corsa” degli investitori che hanno cercato di accaparrarseli nel timore di
rimanere esclusi da questo mercato.
Bitcoin è
l’unica criptovaluta?
No, ce ne sono molte, come Ethereum, Ripple e Litecoin.
Bitcoin rimane però la più forte, perché è la più
conosciuta e la più sicura.
I banchieri speravano in una bolla e invece…
Ciclicamente si torna a parlare del rischio “bolla” dei Bitcoin.
Alcuni ritengono che il livello del loro prezzo non sia
sostenibile sul lungo periodo e che sia destinato a crollare definitivamente.
Altri parlano della “fine dei Bitcoin” e gli esperti di
criptovalute spesso scherzano sulla quantità di volte in cui la stampa ha
annunciato la loro morte.
Questi avvertimenti spesso provengono dai banchieri, che
però sono in genere ostili alle criptovalute perché tagliano fuori le banche
dalla possibilità di intermediazione.
Un mese fa l’amministratore delegato della banca d’affari
JP Morgan Jamie Dimon, uno dei banchieri più famosi e potenti di Wall Street,
ha detto che i Bitcoin sono una truffa e un sistema di scambio buono solo per
le attività criminali.
Quasi tutte le grandi banche internazionali hanno però
gruppi di trader e analisti incaricati di fare scambi e studiare il fenomeno
dei Bitcoin e le sue possibili applicazioni.
Anche molti professori di economia sono scettici sul futuro
della criptovaluta.
Kenneth Rogoff, che ha lavorato per il Fondo Monetario
Internazionale e oggi insegna ad Harvard, sostiene che il prezzo dei Bitcoin
sia agganciato soltanto alle speranze che hanno gli investitori sui suoi futuri
aumenti di valore.
Più che come una moneta, quindi, i Bitcoin si
comporterebbero come una “commodity”, una materia prima come il grano o il
petrolio, il cui valore può cambiare anche molto in seguito alle aspettative
del mercato.
Nonostante le fluttuazioni, però, il valore dei Bitcoin non
ha fatto che aumentare negli ultimi anni e molte persone che li avevano
acquistati o estratti quando valevano pochi dollari sono diventati “ricchi” in
seguito alla costante crescita del loro prezzo.
I sostenitori delle criptovalute
sostengono invece che la loro continua crescita di valore sia un segno che
queste monete sono destinate a restare e a ricoprire un ruolo sempre più
importante nelle nostre economie.BITCOIN, un'innovativa rete di pagamento e un nuovo tipo di denaro
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PREVISIONI sulla crescita del Bitcoin